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Page history last edited by Olivia Guardi 15 years, 3 months ago

Cosa significa essere connessi

Mentre il sondaggio sulle reti sociali sta procedendo accumulando dati, vi invito a leggere molto, molto, attentamente questo articolo. È intitolato "Sette abitudini di persone altamente connesse" e spiega in un modo molto chiaro che essere collegati non è semplicemente soggiornare di fronte a un computer o bighellonare nelle reti sociali. Essere connessi, nel senso di Stephen Downes, l'autore di questo articolo, è qualcosa di così profondo e umano che ha molto a che fare con l'atteggiamento che abbiamo anche nella vita reale.

Vi prego di leggere davvero con attenzione, lentamente, ponderando ogni frase e di scrivere qualcosa nei vostri blog.


Sette abitudini di persone altamente connesse

di Stephen Downes

 

La prima qualità che qualsiasi persona connessa dovrebbe avere è essere "ricettiva". Che si tratti di un forum di discussione, di una mailing list, di una comunità di blog o di un sito di giochi, è importante dedicare un pò di tempo ad ascoltare e farsi un'idea del territorio nel quale ci si trova.

 

 

1. Sii reattivo

Oggi si parla molto di contenuti creati dagli utenti sul Web. Questa è una cosa molto buona ma se la pubblicazione del tuo materiale avviene a discapito della lettura e del commento di materiale altrui allora questa non è più una cosa così buona.

La prima qualità che qualsiasi persona connessa dovrebbe avere è l’essere “ricettivo”. Che si tratti di un forum di discussione, di una mailing list, di una comunità di blog o di un sito di giochi, è importante dedicare un pò di tempo ad ascoltare e farsi un’idea del territorio nel quale ci si trova.

Quindi i tuoi tentativi di creazione di contenuti dovrebbero essere reazioni ai punti di vista altrui. Questo garantirà, per prima cosa, che gli altri leggano i tuoi commenti e, in secondo luogo, che i tuoi post siano attinenti alla discussione in corso.

Postare, dopo tutto, non concerne la mera diffusione dei tuoi punti di vista bensì la connessione con il resto del mondo  e il modo migliore per connettersi è quello di tracciare chiaramente il legame tra il contenuto degli altri ed il tuo.

2. Segui il flusso

Conosciamo tutti quelle persone nella nostra comunità online che sono lì per “dimostrare questo”, “concludere quello” o “farsi pubblicità”.

Queste sono le persone che tendiamo ad evitare. Perché, a prescindere da quale sia l’argomento di discussione, queste lo influenzeranno con i propri progetti preferiti, le proprie personali insignificanti rimostranze agli argomenti prediletti.

Quando ci si connette online è più importante trovare luoghi nei quali si possa aggiungere valore piuttosto che perseguire un particolare fine o obiettivo. Il Web è un mezzo in rapida evoluzione e devi adattarti all’ambiente fiutando le esigenze del momento, piuttosto che tentare di forzarne il percorso secondo un tuo programma.

Questo non significa che tu debba rinunciare ad avere  obiettivi o  principi tuoi , ci mancherebbe, è ciò che dà significato alla tua partecipazione.

Voglio solo ricordare che i tuoi obiettivi non possono coincidere con gli obiettivi delle altre persone e che quindi la tua partecipazione online deve rispettare questo fatto.

3. La cosa più importante è essere connessi

Le persone dicono di non aver tempo per la posta elettronica, di non aver tempo per i blog. Talvolta dicono persino di lavorare senza una connessione internet.

È bene prendersi una pausa e andare in campeggio, al club o a fare qualsiasi altra cosa. Ma l’idea di sacrificare le  connessioni perché avete troppo da lavorare è un errore.

In quasi tutti i settori, il collegamento online con gli altri “è”  il lavoro. Tutte le attività - gli articoli che scrivi, i memo che leggi e archivi - hanno a che fare con le vostre connessioni con le altre persone. Anche se fai un lavoro manuale, fabbrichi armadi o ricostruisci motori, tutti i tuoi contatti con clienti e fornitori rappresentano le connessioni con le persone.

Se non disponi di tempo sufficiente per leggere la posta elettronica,  scrivere post sul blog o contribuire ad una lista di discussione, chiediti quali sono le altre attività che assorbono così tanto del tuo tempo. Spesso queste sono le attività che costituiscono l’impiego meno efficiente del tuo tempo.

Se passi troppo tempo in riunioni, viaggiando o facendo il pendolare per lavoro, se trascorri il tempo leggendo riviste, telefonando alle gente (o peggio in attesa o giocando con il telefonino ), allora, forse, stai sprecando tempo che potrebbe essere speso connettendosi con persone online.

Se invece fai del collegamento una priorità, forse troverai anche il tempo per fare quella camminata nella foresta o quella vacanza a Cadice, senza avere la sensazione di sprecare tempo di lavoro.

4. Condividi

Il pensiero dominante è oggi quello che si chiama “think win-win”, ovvero concepire le proprie relazioni con il mondo come delle contrattazioni nelle quali ognuno cerca di bilanciare il proprio guadagno con quello della controparte. Dimentica questo consiglio. Se segui un consiglio del genere guarderai tutte le cose dicendo “qual è il mio vantaggio?” e questo è esattamente l’atteggiamento sbagliato per vivere in un “mondo connesso”.

Il modo appropriato di vivere in un mondo connesso è quello di condividere senza pensare a ciò che si ottiene in cambio. Si tratta di condividere senza preoccuparsi dei cosidetti ”free riders”, cioè di coloro che si avvalgono del tuo lavoro.

In un mondo connesso  fa piacere sentirsi utili,  necessari. Se questo inizia a succedere, con il tempo le persone ti invieranno delle risorse non come un compenso per il tuo lavoro ma perché aiutando il prossimo si aspettano che da questo le risorse ritornino moltiplicate.

Quando condividi qualcosa, le persone sono più disposte a condividere con te. Nel mondo della rete, questo consente di accedere a più di quanto potrai mai produrre o acquistare da solo. Mediante la condivisione, incrementi le tue capacità che a loro volta incrementano  il tuo valore sul mercato (metaforico, non strettamente economico N.d.T).

5. RTFM

RTFM (Read The Fine Manual) sta per “leggi i manuali” (o qualche variante della stessa) ed è una delle principali norme di comportamento su Internet.

Ciò che significa, fondamentalmente, è che la gente dovrebbe fare lo sforzo di imparare da sè prima di cercare istruzioni da altri.

Quasi tutto ciò che una persona potrebbe aver bisogno di sapere è stato memorizzato da qualche parte online (da persone che condividono le loro conoscenze liberamente). Prendersi del tempo e sforzarsi di cercare in questo lavoro fatto da altri non è solo una forma di rispetto ma dimostra anche un certo grado di competenza e fiducia in sé.

Ad esempio, se non riesci ad installare un software, invece di chiamare subito il servizio clienti o inviare una nota su una bacheca, copia il messaggio di errore nel campo di ricerca di Google e cerca delle risposte. Quasi tutti gli errori di software sono stati riscontrati (e documentati) da qualcuno prima di te.

Da ultimo, quando chiedi aiuto, descrivi ciò che hai letto e cercato di fare e perché non ha funzionato. Ciò evita che le persone diano consigli inutili e le aiuti a concentrarsi capire su qualcosa di unico in riferimento al tuo problema.

6. Coopera

Offline le persone collaborano. Aderiscono a squadre, condividono obiettivi e lavorano insieme. Tutti quelli che lavorano nello stesso luogo, utilizzano gli stessi strumenti ed hanno la stessa visione di base del progetto o dell’organizzazone.

Online le persone invece cooperano. Tessono la rete. Ognuno ha proprie finalità e obiettivi ma ciò che unisce il tutto è la ragnatela di protocolli e comunicazioni. Le persone contribuiscono ognuna con la propria parte, creata (come si dice nella programmazione open source) per lasciare la propria “impronta”.

La cooperazione probabilmente è una conseguenza della distanza. Online non è possibile imporre la propria volontà o (se non in modo limitato) farsi strada gridando e  intimidendo. Ciò significa che le comunicazioni online sono molto più spontanee di quelle offline. E chi usa la rete con cognizione di causa fa tesoro di questo.

Per cooperare è necessario conoscere i protocolli.  L’osservanza di tali protocolli non costituisce una regola vera e propria perché chiunque la può infrangere, tuttavia essa stabilisce le basi della comunicazione [e quindi finisce che le persone le rispettano N.d.T.]. I  protocolli esistono in tutti gli aspetti delle comunicazioni online, dalle tecnologie che collegano i software (come il protocollo TCP / IP e HTML) ai modi in cui le persone parlano le une con le altre (come netiquette ed emoticon).

7. Sii te stesso

Ciò che fa funzionare la comunicazione online è la comprensione che, dall’altra parte di questo terminale senza vita, c’è un essere umano che vive e respira.  L’unico modo per permettere alle persone di capirti è quello di consentire loro di simpatizzare con te, arrivare a conoscerti a sentire empatia nei tuoi confronti . La comprensione ha a che fare tanto con le emozioni quanto con la conoscenza.

Le persone che utilizzano le comunicazioni online “solo per affari” o peggio, ritengono che gli altri non dovrebbero postare foto di gatti o giocare a scrabble su facebook, stanno adoperando solo una piccola parte del potenziale di comunicazione di Internet.

L’apprendimento e la comunicazione non sono una mera questione di invio di contenuti su un filo bensì concernono (ciò che Wittgenstein chiamava) un “modo di vivere”. Per un fisico avere un gatto è tanto importante quanto avere un avanzato laboratorio di ricerca. Queste cose comuni di tutti i giorni costituiscono la struttura mentale alla quale noi appendiamo la struttura altamente teorica. L’idea che sta dietro a ‘essere te stesso’ non è che devi avere un qualche tipo di vita non in linea (anche se è possibile). Piuttosto si tratta di riconoscere che la vita online comprende i molti differenti aspetti della propria vita e che è importante che questi aspetti siano tutti rappresentati  e lavorino insieme.

 

 

 

 

 

Comments (16)

Andreas Formiconi said

at 1:53 pm on Dec 13, 2008

Ho chiesto l'autorizzazione a Stephen Downes per pubblicare la traduzione ed ha subito risposto affermativamente :-)

chiarasottili@hotmail.com said

at 6:04 pm on Dec 13, 2008

Ho tradotto con vocabolario ed annessi, correggetemi se ho sbagliato.
:)

Giulia Tardi said

at 11:38 pm on Dec 13, 2008

Ciao Chiara, mi ero prenotata per la traduzione ma visto che l'hai messa tu...ho aggiunto la mia...fai un patchwork se lo ritieni opportuno. Stai traducendo anche l'articolo? io sì. Facciamo così...appena è pronto lo carico e poi integriamo le due versioni o quante ce ne sono. ok?

Giulia Tardi said

at 11:39 pm on Dec 13, 2008

Tra l'altro ho diversi dubbi sulla traduzione quindi se ci confrontiamo è meglio

Giulia Tardi said

at 1:45 am on Dec 14, 2008

Fatto. è da rivedere tutto ma adesso vado...Morfeo mi aspetta

chiarasottili@hotmail.com said

at 3:43 pm on Dec 14, 2008

Ok Giulia scusa non avevo visto la tua prenotazione, forse ho fatto un pasticio io?
bisogna prenotarsi da qualche parte?
Cmq avevo iniziato l'articlo ma sei stata molto più veloce tu! diciamo che io sono alle prime armi.
Grazie

chiarasottili@hotmail.com said

at 3:44 pm on Dec 14, 2008

Se vuoi metto anche la mia bozza!!!!!!!!!!!
Buona giornata

Giulia Tardi said

at 7:47 pm on Dec 14, 2008

Non preoccuparti. Mettici pure le mani. Ci sono un sacco di cose da riverere. Io fino a domani non avrò il tempo di farlo

chiarasottili@hotmail.com said

at 9:28 pm on Dec 14, 2008

Ok ci ho messo le mani ma mi sa che c'è da lavorarcii ancora.
Ciau

Andreas Formiconi said

at 11:53 am on Dec 15, 2008

Va bene così ragazze, ci penso io a impastare il tutto.
Grazie :-)

Giulia Tardi said

at 10:40 pm on Dec 15, 2008

Prof. domani Le mando una versione rielaborata...vediamo se Le piace

Anonymous said

at 11:55 am on Dec 16, 2008

Prof,
ho patchato la traduzione qua e là.
Io avevo messo tutto il testo rivolto ad un solo interlocutore... perchè mi sembrava più efficace...segui il flusso, fai questo....però se vi piace di più così va bene.

Anonymous said

at 6:04 pm on Dec 16, 2008

se posso dare un piccolo consiglio la traduzione del termine "voluntary" con spontaneo è un pò pericolosa, non credo rifletta appieno l'idea dell'autore , che a mio parere intende che le comunicazioni online danno la possibilità di esprimere le proprie idee senza alcun tipo di inibizione e intimidazione.

Andreas Formiconi said

at 12:12 pm on Dec 17, 2008

Va bene Giulia, rimetti un solo interlocutore, può essere che tu abbia ragione.

Andrea, e tu cosa suggerisci per tradurre voluntary?

andrea said

at 7:22 pm on Dec 17, 2008

Ci ho pensato a lungo ma non riesco a trovare un termine che riassuma il senso di voluntary nella lingua italiana. Si potrebbe tradurre con INTENZIONALi O VOLONTARIE ma il senso che sto cercando di dare è quello che le comunicazioni online non sono più "voluntary" perchè più naturali di quelle offline ( concetto che non potrebbe essere condiviso ) ma che sono più "democratiche", danno cioè la possibilità di partecipare o meno ( secondo la propria volontà), e di non aver nessun tipo di costrizione e intimidazione dalla presenza di un interlocutore davanti. Continuerò a pensarci....

Giulia Tardi said

at 9:46 pm on Dec 17, 2008

dal vocabolario anche: estemporaneo, assolo, gratuito

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